mercoledì 19 maggio 2010

Questo era prima di Verona

EDITORIALE | 16-05-2010 - ore 11:13

CARMINE FOTIA

"Il calcio sono io", proclama dalla copertina del primo newsmagazine italiano l’allenatore più arrogante del mondo. "Il calcio siamo noi", gridano invece ventimila cuori giallorossi in marcia per Verona per l’ultima pagina di un campionato bellissimo e esaltante. Per vivere fino all’ultimo l’emozione di una stagione indimenticabile. In quell’"io" di Mourinho c’è l’apoteosi di un guappo di cartone (come lo scudetto del 2006), capace di fare lo spavaldo solo dall’alto delle risorse illimitate che gli vengono messe a disposizione. Quelle economiche, ma anche quelle di potere, dal momento che dal processo di Napoli emergono comportamenti dei dirigenti nerazzurri non poi così diversi da quelli di Moggi e dei suoi complici. Il Guerin Sportivo ieri in edicola ha fatto due conti in tasca ai nerazzurri: in 14 anni hanno accumulato perdite per un miliardo centocinquantamilioni di euro. Moratti ha messo in questo buco nero settecentoquaranta milioni di euro. Sono le cifre di una gestione economica insensata, fatta di campagne acquisti faraoniche (qualcuno sa dirmi che fine ha fatto Quaresma, acquistato la scorsa estate per trenta milioni di euro?). Mi sapete dire che razza di grande impresa sarebbe quella di Mou, se anche gli riuscisse - e non è affatto detto che gli riesca? Se parliamo di scudetti, (e quello di quest’anno è ancora tutto da giocare) l’Inter li vinceva anche con Mancini. Quanto alla Champions, anch’essa ancora in palio, il Milan ha vinto molto di più e ha speso molto di meno. Dunque, qual è stato il valore aggiunto dell’allenatore più arrogante del mondo? Lo spirito vincente, dicono. A mio modo di vedere non è così. E vi spiego con un esempio piccolo piccolo. Non so se avete mai giocato a Risiko. Credo di sì. Allora immaginate di subentrare a un giocatore che vi lascia in eredità 500 carri armati piazzati in Russia con i quali voi dovete conquistare la Jacuzia che si difende con 10. Quando avrete vinto grazie al rapporto di 50 contro 1, voglio vedere se avete il coraggio di vantare chissà quale eroismo o bravura. Avrete solo fatto valere la vostra forza bruta. Dove sta l'impresa sportiva? La nostra, invece, lo è. E grazie ad essa siamo a un passo dal sogno. Per una singolare coincidenza, nello stesso giorno in cui veniva pubblicata l’intervista dell’egolatra del calcio, a Roma, dentro il Colosseo, si incontravano il Gladiatore del cinema, Russel Crowe e quello del calcio, Francesco Totti. Protagonisti entrambi di un film bellissimo. La storia di cui Crowe è protagonista non né quella di legioni invincibili, di eserciti potenti, di condottieri immortali. E’ l’esatto contrario: la storia di un pugno di uomini resi schiavi che si liberano lottando contro l’ingiustizia e la tirannide. Perciò nel loro grido di battaglia "Forza e Onore", non si sente l’eco della retorica bensì quello della forza dell’oppresso che si ribella al potente, dell’onore che è anzitutto lealtà verso i propri compagni. Tradotta nel calcio è la storia della Roma di questi ultimi anni , di cui Francesco Totti è stato ed è la bandiera. Quella Roma di Franco Sensi che denunciava Calciopoli, che si opponeva sul campo e fuori allo strapotere bianconero. E che oggi si oppone al superpotere dell’Inter, cui si inchinano arbitri, istituzioni e mass-media e che, come abbiamo visto, è fondato su risorse economiche illimitate.

Qui si respira un’altra aria, cara Milano Sprecona! Quella - come scrive sempre il Guerin Sportivo, attribuendo alla Roma lo Scudetto dei Bilanci - di una gestione economica sana, affidata a due donne di ferro, Rosella Sensi e Cristina Mazzoleni. Bilanci a posto e squadra competitiva. Mi piacerebbe vedere l’egolatra allenare una squadra che non si può permettere follie sul mercato. Sì, mi piacerebbe proprio vederlo! Intanto io mi coccolo Mastro Claudio che, da vero romano, gli ha risposto in modo lapidario :"Che Noia!". Effettivamente, che noia mortale quelli che sanno dire solo io, io, io!

L’egolatra dice che il calcio italiano non gli piace, ma lui è la quintessenza del peggior modo d’essere del calcio italiano, quello che si esprime nella logica del vincere a tutti i costi, a qualsiasi prezzo e con qualsiasi mezzo. No, il calcio non sei tu. Il calcio siamo noi, questi colori, questa gente, questa città idealmente oggi tutta in marcia per Verona. Per sognare non servono denaro e potere, servono cuori puri e menti libere. Serve il coraggio. Serve l’amore. Serve la Roma.

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