Quarant'anni. So' passati quarant'anni...
Da quella mattina in cui venimmo svegliati, io (sette anni) e Pier Luigi (quattordici), di soprassalto da zio Lorenzo, bonanima. Il primo pensiero fu, riferito a zio "ma questo che cazzo ci fa qua?"
No, forse "cazzo" a sette anni non lo dicevo, ma rende meglio l'idea dello sgomento.
Era venuto per svegliarci, per mandarci a scuola, perchè mia (nostra,
come piace tanto a te) madre, nottetempo ed in sordina come sempre, era
dovuta anna' a partori' 'sto rompicojoni! Aveva chiuso bottega la sera
prima e la notte se n'è annata alla clinica S. Marco, come già aveva
fatto in precedenza altre due volte. In trincea, fino all'ultimo. Da
vera donna.
Ma torniamo al rompicojoni.
Quanno lo
portarono a casa, col corpo piccolo piccolo e co' quer capoccione pieno
de capelli, me fece tenerezza. Non ho mai provato invidia o gelosia o
almeno non me ricordo. Me ricordo che lo guardai, sul lettone e dissi a
mi' madre e mi' fratello Pier Luigi: "Adesso bisogna chiamallo Filippo.
Io mi chiamo Nazzareno, come nonno Neno e lui lo chiamiamo Filippo, come
nonno Pippo. Ok?"
Mia madre mi guardò, con quella dolcezza che
nessun altro mai mi ha regalato in uno sguardo solo, e mi rispose: "Va
bene. Dobbiamo chiederlo anche a papà, però. Vai tu dai..."
Mio
padre è sempre passato per un duro, uno che non aveva paura di nessuno, a
me però non ha mai saputo (o è riuscito) a dire di no.
E
sicuramente, in quel caso, non ce n'era neanche bisogno. Era giusto. E
forse lo pensavano già entrambi. Era un dopopranzo ed era seduto in
poltrona. L'epilogo, mio caro lettore, lo sai già. Filippo fu.
Quindi ringraziame se sei Filippo, l'"amante dei cavalli".
Forse so' più le vorte che m'hai fatto e che me fai incazza', rispetto a
quelle che m'hai dato soddisfazione, ma sappi che la porta de casa mia
sarà sempre aperta. Te vojo bene capocciò...AUGURI!
P.S. Ma, dopo che sei entrato, richiudila 'sta porta, che fa corente...;-)
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